Quando si pensa al libro di Carrol in molti non lo pensano legato al ramo della letteratura di viaggio eppure Alice nel Paese delle Meraviglie è un’espressione fantastica della filosofia del viaggio nella letteratura… un viaggio come crescita e come ribellione.
L’ho incontrata per la prima volta tanto tempo fa su uno schermo televisivo e, nonostante l’età, invidiai il suo viaggio, invidiai la “stupida” biondina con poco sale nella zucca, Alice…poco studiosa e poco ubbidiente, a cui il destino aveva riservato un giro in un paese fantastico, folle e spensierato.
Solo anni dopo, perdendomi tra le righe del libro di Carroll, il mio amore per quel paese fantastico aumentò alimentato dalla convinzione di aver male interpretato la piccola bionda curiosona (vi consiglio di leggere il libro, troverete il link alla fine del post).
La mia ultima rilettura… ormai a quasi quarant’anni mi ha messo di fronte un’Alice diversa. Alice correndo dietro un coniglio con il panciotto, si era lasciata alle spalle un mondo di regole e libri senza immagini per crescere guardando il mondo da un’altra prospettiva.
“Se non c’è senso ci risparmiamo un mondo di fastidi perché non abbiamo nessun bisogno di trovarne uno”
Il viaggio nella letteratura è diverso se fatto a quarant’anni *
Alice la biondina svampita s’è meritata la mia considerazione quando ho visto in lei la ribelle che, seguendo finalmente la sua curiosità di bambina, mollava indolenza e noia per inseguire l’ignoto.
Un salto nel buio che oggi in tanti… specialmente travel blogger, sognano di fare per votarsi ad una vita libera da quelle regole tanto odiate quanto difficili da ripudiare.
“Sapeva che sarebbe stato sufficiente aprire gli occhi per tornare alla sbiadita realtà senza fantasia degli adulti”
Oggi prenderei per mano Alice per farmi accompagnare nel Paese delle Meraviglie, un mondo in cui tutto viene messo in discussione dando evidenza al fatto che c’è sempre un secondo punto di vista.
Viaggerei con lei alla ricerca della mia identità, forse della mia identità bambina e sognatrice… quella persa per strada con l’età adulta.
Vorrei sedermi con il Cappellaio Matto e convincerlo finalmente a bere una tazza di tè senza paura del tempo che passa e magari festeggiare un compleanno, perché un anno in più non è da guardare con terrore .
Vorrei di tutti quei fiori presuntuosi “fare un mazzetto” per insegnar loro ad apprezzare la diversità… e poi vorrei imparare uno scioglilingua dal Brucaliffo convincendolo, alla fine, che anche nella sua “bassezza” ha qualità fuori dal comune.
Un giorno Alice arrivò ad un bivio sulla strada
e vide lo Stregatto sull’albero:
“Che strada devo prendere” chiese
La risposta fu una domanda “Dove vuoi andare?”
“Non lo so” Rispose Alice
“Allora” disse lo Stregatto “non ha importanza!”
Alice alla fine è cresciuta e forse potremmo continuare a farlo insieme… si perché ogni viaggio in fin dei conti è crescita: ogni viaggio è sia fisico che interiore.
Ogni viaggio vuole lasciarci qualcosa e se non succede è perché non abbiamo ancora imparato ad ascoltare.
Il Paese delle Meraviglie mmi insegnerebbe a non guardare tutto secondo la via comune, ma mi insegnerebbe anche che si può crescere senza mai perdere la propria fantasia e quel modo di guardare il mondo tipico della gioventù.
Alice ti aspetto ancora, viaggiamo insieme nel Paese delle Meraviglie.