Una mattinata trascorsa a leggere “Un’idea di destino” di Terzani in una stanza d’ospedale e i pensieri sono andati a quelle partenze rimandate e alla mia voglia di viaggiare con la mente che mi fa cercare sogni tra libri e web. Una scoperta: viaggiare non è più passione… stiamo distruggendo un’arte trasformandola in una forma sterile di apparenza. Una riflessione per tutti.
Viaggiare era l’arte (e scusate se uso il termine ARTE) di scoprire il mondo, di aprire la mente alla diversità, il cuore a colori, odori e usanze inusuali.
Oggi non possiamo neanche dire che il viaggio sia un’attività “normale”, cosa che potrebbe infatti assumere un senso positivo se si pensasse ad una attività non più elitaria, ma condivisa da tutti. Esso è diventato semplicemente una moda, una routine, a volte una finzione da mostrare a tutti per pavoneggiarsi piume al vento tenendo chiusi gli occhi al mondo e aprendoli solo allo schermo del telefonino.
Polemiche sterili e poco ragionate *
La polemica fino a poco tempo fa ferveva dura e cruda sul binomio turista / viaggiatore: un viaggiatore avrebbe ancora il senso vero della scoperta in sé, il turista invece no… ma eccolo l’errore.
Il vero problema oggi non è tanto quello di sentirsi viaggiatori che non ricorrono ai tour operator o ai viaggi organizzati.
Anche un turista può usare i suoi sensi per percepire la realtà di un luogo senza accodarsi alla massa. Un viaggiatore, d’altra parte, può invece seguire una guida Lonely Planet ciecamente senza neanche compiere una svolta in quel vicolo laterale che porterebbe in una parte di città che nessuno conosce.
Bloccata dalla cattiva e poco scherzosa vita in una stasi senza viaggi, e costretta per un anno a viaggiare di fantasia, mi accorgo della ricchezza del mondo che compare su alcuni scritti e libri, e la povertà invece di contenuti, racconti immagini della massa.
Soffrendo la mia staticità forzata cerco il viaggio nel web che però pullula di informazioni di prezzi, nomi di ristoranti e hotel, ma langue di sensazioni, e vera lettura delle destinazioni. Condividi il TweetScavare e ricercare storie non fa parte più purtroppo del compito di chi tramanda con la scrittura viaggi e non è tra i piaceri di chi legge prima di partire per godere di un nuovo mondo.
Quel Terzani che ha smosso il mio animo intorpidito *
Leggendo un capitolo di un libro di Terzani in cui mi veniva smontato il Giappone, diventato in poche righe il regno del vuoto che non ha nulla da insegnare al mondo e abitato da persone infelici desiderose solo di lavorare, mi sono resa conto dell’importanza dello studio di un popolo e dell’interpretazione di esso durante un viaggio.
Nessuno cerca più questo, nessuno vuole scrivere su un blog di viaggi cosa pensa di un popolo, della sua storia, come interpreta la sua vita. Nessuno vuole contestualizzare la realtà studiando da cosa quella realtà sia scaturita. Tutto questo non vende e di conseguenza tutti siamo colpevoli di discutere solo di sterili informazioni tecniche che si trovano tranquillamente su una qualsiasi guida turistica. Colpa forse di Google che ci manipola i pensieri istigandoci alle tecniche di posizionamento?
Ma i colpevoli siamo anche noi lettori e viaggiatori che non cerchiamo più nulla di vero nel mondo. Programmiamo un viaggio semplicemente per vedere ciò che vorremmo trovare, ma non per capire ciò che realmente c’è da vedere.
La vita sembra non avere più bisogno di fantasia, e là dove il viaggio era l’arte del sogno e della scoperta, si è stabilità la massa delle immagini ripetute e tutte uguali, sterili e senza profondità, che vanno inoltre a far vedere quello che internet e le guide turistiche ci dicono sia bello da “ammirare”.
La morte di una fantasia che ci faceva scoprire il mondo anche dal divano *
La fantasia si spegne la voglia di fare amicizia e condividere esperienze durante i nostri viaggi è assolutamente morta. Il viaggio era diventato finalmente per tutti, ma poi tutti hanno deciso di smettere di goderne per fare in modo che il mondo sparisse dietro una enorme coltre di inutili racconti che non lasciano nulla né al prossimo ne a sé stessi.
Forse è per questo che io stessa non mi sento più tanto felice di scrivere sul mio blog o per altre riviste. Reportage che parlino dell’anima di un luogo sembrano non attirare a scapito di articoli che invece “informano” ma in modo tecnico e schematico… a suon di numeri, indirizzi e prezzi.
Stiamo distruggendo il mondo in ogni sua forma, ma in fondo stiamo distruggendo anche noi stessi stimolando l’incapacità di godere delle cose e godendo solo del vederle su uno schermo, o anche atrofizzando il nostro cervello alla riflessione, allo studio e alla scoperta.
Non pavoneggiarti di essere un viaggiatore guardando di traverso il turista, non essere turista per cercare altrove ciò che realmente hai anche a casa. Non stancarti di leggere tra le righe della natura e della civiltà. Guarda un luogo cercando di capire quello che era e quello che sarà, non rifiutare la parola a chi del posto può farti capire… solo così viaggiare diventerà di nuovo un’arte.