Frequenti controlli di temperatura, avvertenze sanitarie in loop su altoparlanti, televisioni e radio, benvenuti nella nuova normalità sotto l’epidemia di Coronavirus.
Il lento modificarsi delle abitudini *
Durante le prime settimane dell’epidemia, la paura ha portato alle domande più elementari nella mente di chiunque: quale è il minimo di cui ho bisogno per sopravvivere? A quali cose posso rinunciare? Devo dimenticare del tutto la vita fuori dalle mura domestiche? Si è arrivati a fare probabilmente l’elenco delle persone a cui si tiene di più cercando di immaginarsele più vicine.
Una volta superato questo ostacolo, sono seguite altre domande… più tecniche: l’assistenza sanitaria pubblica funziona correttamente in questo paese? Abbiamo le infrastrutture per sostenere la vita e il lavoro durante il periodo di quarantena?
Con il passare dei giorni, alcuni meccanismi che sembravano sconosciuti, o comunque non frequenti, sono diventati la normalità.
I residenti delle aree cittadine più esperti di tecnologia tendono a farsi consegnare le loro cose essenziali quotidiane al cancello invece di uscire nei negozi del quartiere. Fin dal mattino, buste di carta piene di verdure, snack e articoli da toeletta si accumulano vicino l’ingresso, in attesa di essere reclamate da inquilini sonnolenti che “sciabattano” per le scale indossando giacche invernali oversize sopra il pigiama.
Mentre la vita rallenta, molti cercano di abbracciare la loro creatività interiore, altri invece, semplicemente si annoiano e prendono parte ad ogni flash-mob a disposizione. Tutti “socializzano” scorrendo le bacheche dei social e cliccando con dito isterico sui simboli di Like.




La Resilienza al Coronavirus *
Il concetto di Resilienza un po’ fa figo… da l’idea di forza e propositività, quelle cose che spesso in questo periodo mancano, ma decantarla teoricamente e applicarla alla vita di quarantena sono due strade diverse che spesso finiscono per non incontrarsi.
La Resilienza, tecnicamente nella psicologia, è la capacità di adattamento positivo e costruttivo ad una situazione di crisi dalle connotazioni estremamente negative.
Insomma, la Resilienza dovrebbe essere la via per uscire indenni (almeno psicologicamente) da questo virus che ci ha costretti ad uno status di amebe sociali che si sfogano su cibo e serie Netflix regalandoci la capacita di riorganizzare la nostra vita.
Il Coronavirus si è dimostrato essere, non solo una malattia che ha unito il mondo in un unico destino fatto di nuovo di una infinità di frontiere, ma è anche un viaggio che troppo spesso si dimenticava di fare: un viaggio interiore che ci fa scontrare con i nostri pregi e difetti, con paure e desideri… con la necessità di stare con noi stessi, con la voglia o non voglia di fare.
La Resilienza è quella cosa in grado di spezzare quella routine da Coronavirus fatta di sonno e cibo, obbligandoci a ingegnarci, trovare interessi, aprire le porte a nuovi passatempi.
Se nella vita normale ci si adattava alle proprie funzioni, spesso passivamente, sopravvivere alla quarantena significa scrollarsi dalle spalle il morbo della pigrizia per creare un nuovo sé e un nuovo modo di relazionarsi alla famiglia in spazi angusti.
La Resilienza è vera e propria lotta, lotta solitaria, tra le mura domestiche, è riappropriazione dei propri spazi e della propria voglia di sognare e far viaggiare la propria fantasia, i propri desideri.
#iorestoacasa è veramente una cura *
L’#iorestoacasa decantato in ogni dove, anche se da qualcuno ancora non percepito come necessità, è una forma di rispetto verso chi ci cura, ma può essere anche una cura dal nostro senso di disagio verso una vita che spesso abbiamo difficoltà a vedere come nostra.
Chi lo sa se rinasceremo più consapevoli di noi stessi: di noi in quanto individui attivi di una società che dobbiamo sbrigarci a ricostruire, di noi in quanto italiani.